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Freezer Viaggio nell'ignoto Home
A cura di Saturnino Focares



Quante volte ci capita di assistere a situazioni o avvenimenti inspiegabili?
Chi di noi non si è mai trovato di fronte ad eventi che sfuggono ad ogni legge conosciuta, rimanendo avvolti nella densa nube del Mistero?
Questa rubrica si propone di portare alla vostra attenzione alcuni dei più sconcertanti ed oscuri casi di questo tipo, omettendo qualsiasi commento in merito e lasciando dunque a voi la possibilità di dare, esclusivamente sulla base dei fatti, un’interpretazione dell’arcano mistero che li circonda.




IL PROGETTO DELLA STREGA DI BADOLATO MARINA

L’incredibile mistero di questa puntata si è verificato nella ridente cittadina di Badolato, in Calabria,
The Badolato Witch Project
nel cui inquietante bosco tre sventurati uomini hanno affrontato un’allucinante avventura. La testimonianza dell’accaduto ci è narrata di persona dall’unico sopravvissuto, Vitaliano Pernigotto. Leggiamone lo sconcertante racconto.


“Era il diciassette Agosto di due anni fa: non dimenticherò quel terrificante giorno per tutta la vita. Eravamo partiti la mattina presto da Catanzaro per andare a raccogliere funghi, da sempre la nostra passione. Eravamo in tre: io, Natalino Crustumerio e Giulio Ragnatele, amici inseparabili da oltre trent’anni. Una volta arrivati a Badolato Marina lasciammo la strada principale e giungemmo poi al rigoglioso bosco, nel quale, dopo aver parcheggiato l’auto nei pressi di un casolare, ci inoltrammo a piedi; ricordo distintamente la strana sensazione di malessere che provai nell’entrarvi, ma stupidamente la attribuii al panino con uova sode, melanzane e ceci che avevo mangiato in macchina. Comunque la mattinata fu tranquilla, anzi trovammo una buona quantità di porcini belli grossi e scherzammo tra di noi per tutto il tempo, bevendo cinque o sei bottiglie di vodka a testa, come quando eravamo ragazzi. Verso le tre del pomeriggio decidemmo di rientrare, ma da quel momento incominciarono i problemi, dato che non si riusciva a trovare il sentiero per tornare alla macchina:
la cosa strana è che non ci pareva di esserci allontanati molto, anche perché Natalino pesava 130 Kg e soffriva di asma bronchiale e pressione bassa, quindi non aveva molta autonomia di movimento. Eppure continuavamo, nonostante i nostri sforzi, a girare in tondo e a tornare sempre al punto di partenza, tanto che ben presto fummo tutti colti da nausea e giramenti di testa. All’imbrunire, quando eravamo ormai disperati, scorgemmo in lontananza una vecchia casetta dall’aria tetra. Nonostante il suo aspetto ci desse i brividi, dovemmo deciderci a bussare.
Ci aprì una vecchietta magra, emaciata, ma con degli occhi vivi e scintillanti come quelli di Amadeus. “Entrate pure”, disse, “erano anni che nessuno bussava a questa porta, è passato così tanto dall’ultima visita che ho ricevuto che non ricordo neanche più chi sia stata l’ultima persona che mi è venuta a trovare, sapete i vecchi sono così soli, il tempo trascorre lentamente da queste parti, ma io ormai ci ho fatto l’abitud…”; Giulio, con un gesto felino, le tappò la bocca con una mano, ed entrammo. Appena varcammo la soglia il mio sesto senso fu subito messo in allerta: non c’era alcuna traccia di televisione, decoder ed antenna parabolica, inoltre il suo gatto miagolava in una tonalità superiore a quella normale ed i quadri erano quasi tutti leggermente spostati verso destra.
Decisi comunque di prendere tempo, non volevo permettere che la suggestione mi facesse giungere a conclusioni affrettate. Osservai l’ambiente circostante. La donna si muoveva in quella casa con una rapidità innaturale, come se ne conoscesse da secoli ogni angolo, ogni anfratto, come se tutto le appartenesse. Poi si avvicinò al camino ed attizzò il fuoco, per via dei reumatismi, disse … non so neanche spiegarvi la sensazione che provai in quel momento. Padroneggiava la fiamma con una disinvoltura sconcertante, la guardava crescere con occhi pieni di cupidigia, la accudiva con amore e ferocia al tempo stesso, ridendo sommessamente con quei suoi denti assurdamente bianchi e perfetti per una persona della sua età. Dopodiché si sedette vicino al camino, su una vecchia sedia a dondolo; quel dondolare continuo ed implacabile mi ipnotizzava, mi confondeva (solo tutta la mia forza d’animo mi consentì di rimanere cosciente), mentre intanto lei fingeva di parlare del più e del meno, dei suoi amori giovanili e delle costate di maiale di cui era ghiotta, mascherando così le formule magiche che certamente stava pronunziando. Dovevo aspettare ancora, sentivo che se la donna era davvero una strega, come pensavo, avrei presto avuto dei segnali ancora più spaventosi. Purtroppo non mi sbagliavo. La vecchia signora, con apparente gentilezza, ci fece accomodare a tavola; nel minestrone campagnolo che ci servì mancavano però i fagioli ed era anche piuttosto insipido! Era troppo, il fato si stava per compiere, non potevo continuare ad ignorare i segni! Ormai ero sicuro che la donna fosse una crudele strega e, terrorizzato, stabilii di non mangiare il secondo piatto, che consisteva in uno stufato di tacchino, mentre Natalino invece ne mangiò diciotto porzioni. Proprio mentre, sottovoce, informavo Giulio della mia scoperta, Natalino stramazzò a terra in preda a convulsioni e diarrea. Evidentemente il tacchino era avvelenato! Giulio si alzò immediatamente e, afferrando un cucchiaio da brodo, si lanciò coraggiosamente verso la vecchia; ma la strega si chinò su se stessa, ed il povero Giulio Ragnatele, nello slancio, finì dritto nel pentolone pieno di minestra bollente. Una fine orribile! Intanto la strega, urlando a squarciagola frasi magiche incomprensibili come "Aiutatemi, poliz...", afferrò la cornetta di metallo del suo vecchio telefono, sicuramente con l’intenzione di colpirmi, ma prontamente la stesi con un possente gancio destro alla mascella, dopodiché mi precipitai fuori dalla casa, pervaso dal terrore. Con mia grande sorpresa, trovai parcheggiata la macchina sul retro dell’edificio (evidentemente non ci eravamo resi conto di essere tornati indietro); così presi una tanica di benzina e diedi fuoco all’immonda abitazione, che bruciò in poche ore, e con essa bruciarono tutte le orribili mostruosità che certamente in essa dimoravano.
Ora sono qui, sono l’unico superstite, e dimenticare l’irreale avventura che ho vissuto e la tragica fine dei miei compagni è ormai l’unico vero scopo della mia vita. Dimenticare…”

Con la sconvolgente storia di Vitaliano Pernigotto termina anche questa puntata. Arrivederci alla prossima, inquietante incursione nel mondo dell’ignoto.


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