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Né mai più toccherò le dolci bombe Ove da bambino rifugiavo il muso E la pasticceria, serrate le sue porte Troneggia ancor, con la sua scritta “E’ CHIUSO” Cornetti caldi, e sfogliatelle, e torte Con il sorriso degustavo a frotte Mentre la cara Tina, pelosa e cosce storte Sfiorava con le ascelle cannoli e panne cotte Canto le tue fatali creme, Pasticceria Giggino Il tuo fiero dolor e il diverso esiglio La speme d’annusare ancora un saccottino Illude e strazia il grembo lardoso di tuo figlio Tu non altro avrai che il pianto di un poeta O patria mia; la sozzura non può esser che una scusa E se poi un giorno questo tuo cittadino crepa Dagli con marmellata illacrimata sepoltura Mario Pannolone La straziante passione espressa in questo sonetto, la grande malinconia, temperata da una virile consapevolezza del destino, non possono davvero lasciare indifferenti coloro che sanno apprezzare la vera poesia. Purtroppo il suo autore - il compianto Mario Pannolone - ha voluto privarci prematuramente del suo talento: la delusione per la chiusura della sua pasticceria preferita, che in seguito ad un ispezione dei NAS risultava pesantemente carente in materia di igiene, lo ha condotto infatti ad una feroce depressione, aggravatasi con la constatazione che era impossibile riprodurre da solo i sapori del negozio di dolci che egli tanto amava, e sfociata poi drammaticamente nel recente suicidio. Il sonetto sopra riportato è praticamente l'ultimo composto dal grande poeta, che ha voluto, evidentemente, concludere la sua raccolta "Il sogno di Nathan Strudel" con un'intensa e struggente esternazione del suo stato d'animo. Di Lui amiamo ricordare in particolar modo gli splendidi “Sonetti per un Babbà”, pregni di liquoroso significato, e le delicatissime“Odi alle Muse con il Muso di cioccolato”, da cui traspare la sua squisita tecnica classica e un delizioso gusto per la dolcezza. |