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Finalmente sono riuscita a ritagliarmi una rubrica in questa redazione. Salve a tutti. Sono Daria Tromba, la vostra esperta musicologa che da oggi in poi vi regalerà nuove e entusiasmanti recensioni alla scoperta di gruppi musicali o simili che, non trovando spazio nel mondo discografico delle multinazionali, abbiamo deciso in qualche modo di aiutare dandogli la giusta visibilità e il giusto credito all’interno di questa rubrica. Oggi voglio presentarvi un cantante dalle indiscusse capacità psico-motorie che per troppo tempo è rimasto nel limbo del mondo musicale e che merita assolutamente di emergere. Si tratta di Lucio Krapfen. È un cantante che già da molti anni sgomita e piange perché i suoi meriti vengano riconosciuti. Il cd che vi mostriamo è del 1978, quando decisero di raccogliere i loro più grandi successi. Era un duo sui-generis dalle sonorità funk-jazz-armonico-gastronomiche con punte di pop cileno e risvolti punk. La loro raccolta ebbe subito un grande successo, tanto che il capo del condominio che ospitava nel seminterrato il loro studio di registrazione, già all’esecuzione della seconda traccia, presentò loro la domanda di sfratto firmata da tutti i condomini, anche quelli delle case popolari adiacenti. Vogliamo ricordare tra le tante: “The sound of stercaro” o l’esuberante “Vespa aromatica-special”, che tratta insoliti temi sociali, o ancora “Il muretto dell’attesa”. La raccolta contiene anche l’inedita “Guarda che cazzo hai fatto!”, canzone che denuncia la guida disattenta di alcuni automobilisti. Questo album costituisce anche l’ultima opera che vede Lucio e Jerry in coppia. Il duo, agli inizi degli anni ’80, dopo un violento litigio che li vede contrastanti sulla ricetta degli strangozzi ai funghi, decide definitivamente di sciogliersi. Ma la svolta decisiva è del 1998, quando dopo quasi un ventennio di silenzio, ritroviamo il grande Lucio Krapfen alle prese con la sua ultima fatica. Sappiamo infatti che, allorquando Lucio apprese dal fratello Gino che Jerry Zelante si era ormai completamente dedicato alla coltivazione di ortaggi in Uganda, decise che bisognava fare qualcosa! Il grande Krapfen si mise a studiare i suoni della natura: “Le piante, la natura tutta è musica!” – mi rivelò in un’intervista di quegli anni. Lucio diventa completamente vegetariano e ritrova l’ispirazione musicale nella campagna di Mongiana. Tra le tante citiamo: “Senti sta' zucchina”, “Insalata mista”, e anche la canzone di punta “E non lo so, Paolino!”, pezzo che si discosta dal filo conduttore del disco e che è sintesi dell’evoluzione emotiva del suo autore: una sorta di autobiografia degli ultimi 4 anni. È una notizia di poche settimane fa: un noto psicanalista di Forlì, dopo aver ascoltato con attenzione questo fantastico cd, ha chiesto l’internamento di Lucio Krapfen nella clinica “Santa Maria dell’orto” di Pozzuoli con decorrenza immediata. Oggi Krapfen si trova lì. Nella speranza che qualcuno comprenda la sua arte e lo liberi, godiamoci questo suo capolavoro e auspichiamo che al più presto trovi nuovi stimoli per regalarci ancora emozioni. Daria Tromba vi saluta e vi da appuntamento alla prossima puntata…intanto vi consiglio caldamente di ascoltare la traccia numero 43 di “Vivo di carciofi”: “L’ugola della rucola”. La mia preferita. |